Matrioska: "Oddio come farò con una neonata? come capirò perché piange, se ha sonno e tutto il resto?"
Chiunque: "Non ti preoccupare, ti aiuterà l'ISTINTO MATERNO".
E così, rassicurata da quest'affermazione, ho aspettato che insieme alla montata lattea arrivasse l'istinto materno. Non è arrivata né l'una né l'altro.
La primissima volta che ho visto Elena e l'ho stretta tra le braccia, tutta nuda dentro a una copertina di carta rosa, ho pensato anzitutto "Ma allora quando al risveglio mi hanno detto che era bellissima non era una balla!".
E poi ho sentito forte, fortissima, la sensazione che quei tre chili e settecento grammi di capelli neri e ciccine rosee fossero FUORI da me. Non l'ho riconosciuta come una parte di me venuta alla luce, l'ho conosciuta in quel momento come essere umano indipendente e autonomo (e bellissimo, l'ho già detto?), affidato a me dal destino, da Dio o dalla natura, fate voi. Mi sono sentita desiderosa di crescerla, di conoscerla, e altrettanto smarrita all'idea di un compito così vasto, così impegnativo.
Quando poi ha cominciato a piangere, il panico assoluto. Che dovevo fare in quel momento? Cervello-chiama-istinto materno-cervello-chiama-istinto materno- dove cavolo sei istinto materno, ad ubriacarti nei peggiori bar di Caracas?-.
Era così piccola che temevo di romperla (e dove aveva la manopola del volume? era bloccata sul massimo!), me la tenevo tra le braccia aspettando l'illuminazione. Ma il mio istinto ormai sbronzo doveva essersi accasciato in qualche vicolo scuro del mio cervello.
Qualcuno nella stanza mi disse "Attaccala al seno". Ci provai, e scoprii che non era affatto facile, manco per niente. Provai e riprovai poi lei si addormentò in braccio a me. Ero segretamente sollevata che dormisse, poteo prendere fiato dopo venti minuti di apnea.
Nei giorni seguenti in ospedale mi sono trovata questo fagottino urlante per la fame tutto il giorno, e l'aiuto di mia madre che mi ha fatto da angelo custode in realtà mi avviliva, perché vedevo che lei sapeva cosa fare e io no. Aggiungiamoci che il latte non arrivava e capirete quanto mi sentivo menomata come mamma.
Una volta dimessa sono stata da mia madre per un paio di settimane, armata di latte formulato, biberon e buon propositi. Elena piangeva e dormiva (che altro deve fare un neonato?), a cicli brevi e continui. Io mi sentivo cronicamente stanca, ma quando mia madre o le mie sorelle si prendevano cura di lei per farmi riposare non ci riuscivo, piena di sensi di colpa. Quando scoppiava in pianto stavo lì a cullarla, pregando che arrivasse mia madre con il teletrasporto e la calmasse all'istante.
Al ritorno a casa mia ero preoccupata di non sapermi prendere cura di lei, senza la supernonna. Poi un giorno è passato, poi due, tre, una settimana. E io ho cominciato pian piano a rilassarmi. Certo, era sempre una gran fatica e rubavo manciate di minuti di sonno in ogni momento possibile, ma cominciavo a conoscere mia figlia, a capire in che modo tenerla in braccio per farla mangiare e farla dormire. Quando ho avuto l'illuminazione che le ninnananne non la facevano addormentare ma ne destavano l'attenzione il livello della nostra vita è migliorato di colpo.
Il famoso istinto continua ad essere in coma etilico, ma è arrivato il fratello povero, l'intuito. Gradualmente, con i gesti ripetuti ogni giorno, con 24ore su24 passate insieme, Elena ed io ci siamo conosciute, capite, e amate.
Un mix di buonsenso, pazienza, attenzione e amore: questo è per me l'intuito di una mamma, quello che ti fa capire che sta per arrivare il sonno, o la fame, o la voglia di giocare.
Non è guardando mia figlia negli occhi che per magia capisco che cosa vuole. E' imparando come guardarla, restando concentrata su di lei e apprendendo l'arte della pazienza che sono arrivata alla naturalezza del rapporto madre-figlia.
Quando oggi la sento pigolare anche se sono in un'altra stanza mentre nessun altro la sente, l'ospite in visita dice compiaciuto (più spesso compiaciutA): "Eh, l'istinto materno..."
Eh, l'istinto materno un paio di palline da tennis! sono allenata a sentirla, ho le orecchie tarate sulla frequenza della sua voce. E se lei si agita in braccio all'ospite e passata (in fretta e furia) in braccio a me si addormenta all'istante, eccolallà con l'istinto materno un'altra volta. E il fatto che questa bimba conosca me meglio di chiunque altro, quindi con me si sente al sicuro perché la tratto come vuole e come sa?
Comunque finora, nonostante la mia propensione alle repliche fulminanti, non ho mai risposto male a nessuno. D'altro canto, che ne sanno loro: solo noi mamme sappiamo che l'istinto materno non esiste.
E voi che ne pensate? avete avuto l'illuminazione o ve la siete costruita con fatica?
Non sò dirti, certo diventare mamma ed avere da gestire un neonato è difficile...tutto viene un po' per volta e migliora più passa il tempo dato che aumentano le interazioni. Oggi che mia figlia ha 7 anni però spesso mi viene la nostalgia di un bebè...vedi bene che il tutto è un gatto che si morde la coda...;)
RispondiEliminaPer me è come dici tu: ci si conosce piano piano! Certo è però che con il secondo figlio l'intuito/l'istinto ce l'hai già e anche se ti devi "tarare" con un esserino diverso, il processo di "conoscenza" è più rapido ed indolore (almeno, per me è stato così!).
RispondiEliminaCiao! Mi piace il tuo blog! Allora, io di figli ne ho avuti tre. E, secondo la mia esperienza, è una questione di allenamento. Col primo, nel primo periodo, sono stata un disastro. Lui era molto nervoso e la notte non dormiva mai. Probabilmente sentiva che anch'io ero agitata. Mah! Con le altre due è stato mooooolto più semplice! L'istinto materno non credo che significhi che appena ti nasce un bambino taaaaac sai già fare tutto. Piuttosto l'immediato amore che provi quando lo vedi che ti fa dire quanto è bello tuo figlio. Se ti va passa a farti un giro dalle mie parti! Ciao!
RispondiEliminaLa penso come te. A fare la mamma si impara giorno dopo giorno fra lacrime e gioia.
RispondiEliminaQuando mi hanno messo mia figlia per la prima volta fra le braccia, quasi 9 anni fa, e la tata del nido si è dileguata, mi son detta "e ora?". Non sapevo neanche come muoverla, ero terrorizzata, figurarsi se avevo idea di come attaccarla al seno. Adesso ricordo il panico di quel momento con tenerezza.
Poi mi hanno insegnato a farla attaccare, a cambiarla, a vestirla, a tenerla fra le braccia, e pian piano, giorno dopo giorno, ho imparato a conoscerla, non sensa sentirmi porofondamente inadeguata, e l'intuito mi diceva quel che dovevo fare, proprio come dici tu.
Col secondo è stato più facile, anche se ho dovuto imparare a conoscere anche lui, non sono mica tutti uguali, il pianto, i movimenti, la fame; sai che se lo prendi in braccio in un certo modo lui non si spezza e che se piange dieci secondi in più non succede niente, ma il resto è tutta una meravigliosa scoperta, una conoscenza.
Come dice Eu, l'istinto materno è l'amore che si prova vedendo per la prima volta quegli esserini che fino a pochi minuti prima erano dentro di noi a tirare calci e che per noi sono da subito la cosa più importante della nostra vita.
Ciao, Pasti! :)
@Violetta: ma...stai pensando a un bebè, se posso chiedertelo?
RispondiElimina@MammaPig: sono d'accordo con te, tanto che una (piccola) parte di me non vede l'ora di avere un secondo bimbo per potersi godere l'esperienza di un neonato senza soffocare per il senso di inadeguatezza
@Eu: benvenuta! sarà che io non credo al colpo di fulmine, ma francamente l'amore che provo oggi per mia figlia non lo provavo quando è nata, forse anche perché ero così preoccupata all'idea di non sapere fare la mamma...al secondo figlio vedrò la differenza, spero!
@ Pasti: è molto bello quello che racconti...io contesto l'idea di "istinto materno" come formula magica, invece come dici tu, è una cosa che si costruisce giorno per giorno, e in modo diverso con ogni figlio :-)