martedì 27 settembre 2011

giovedì 22 settembre 2011

La natura? è sopravvalutata (post polemico)


Parto naturale, latte materno, omogeneizzati fatti in casa, pannolini lavabili, vestitini di cotone biologico: da qualche anno a questa parte nel kit della mamma-perfetta non possono mancare queste e altre cose, tutto all’insegna della naturalità e del politically correct.

Bene, ho un annuncio: MI SONO SCOCCIATA!

Per carità, lungi da me insinuare che queste cose non siano il top del top e la scelta migliore per i propri figli. Ma non sono nemmeno qualcosa da perseguire a tutti i costi, né da difendere accanitamente come spesso succede. Sono scelte che ogni mamma fa responsabilmente, in un senso o nell’altro, ma con la differenza che se si decide di fare vita-biologica ci sono ole e applausi, mentre se cede ai prodotti di scienza e tecnica ci si deve giustificare anche con il salumiere (esempio tratto da vita vissuta).

 Fino agli anni ’90 è stata tutta una corsa verso gli stili ‘artificiali’, commettendo senz’altro molti errori, e oggi siamo all'eccesso opposto: siamo nel XXI secolo e ci si aggrappa a idee idilliache di una vita pre-moderna all’insegna della natura, puntando il dito contro i risultati dell’orrido progresso. Ti (mi) imbottiscono la testa con il concetto che tutto dev’essere più semplice e naturale possibile e poi ti trovi di fronte alla realtà.

Il parto. Per anni c’è stato un uso selvaggio del cesareo, soprattutto in Italia e in particolare nella mia regione. Assolutamente deprecabile. Per questo negli ultimi tempi, almeno in ospedale si è diventati più severi: al cesareo si ricorre solo se necessario, e fin qui va bene. Qui da me c’è proprio una direttiva regionale che impone severe limitazioni al cesareo soprattutto per le primipare. E va bene, niente da dire. Al corso pre-parto ci (mi) hanno fatto una testa così sul parto naturale e tutte le cose brutte legate al cesareo.
Se non avessi avuto un cesareo d’urgenza dopo sole (!) otto ore di travaglio, mia figlia non sarebbe uscita viva dal mio corpo. Mi vengono i brividi a scriverlo, ma è così.
Non sto qui a descrivere dettagli ma perché incaponirsi a farmi partorire naturalmente quando era chiaro – almeno a me - che non ce la potevo fare già dopo due ore? Perché il parto naturale è meglio e blablablabla. E non parliamo del parto in casa, ora tanto di moda: mia nonna (quattro parti in casa, tutti andati bene) non ci poteva credere che con ospedali e cliniche a disposizione ci fosse qualcuna che volesse partorire come sessant’anni fa.

L’allattamento. Se sul parto naturale imbottiscono la testa, con l’allattamento materno è proprio un lavaggio del cervello dovunque, everywhere. Così tu (io) arrivi esaltatissima, imbottita di coppette assorbilatte e pronta a sfamare un asilo nido. Poi per un motivo o per un altro non ci riesci e quando arrivi al biberon hai la sensazione di fare a tuo figlio un torto gravissimo. Che poi lo chiamano latte “artificiale”, ma anche se è uscito da una mucca mi pare sempre di origine naturale, o no? Certo, è adattato alle esigenze dei bimbi, ma allora chiamatelo con il suo nome, cioè “formulato”. Io non ho avuto latte, punto e basta, e mi sono sentita una mamma menomata.
Senz’altro l’allattamento ‘artificiale' porta con sé un senso di fallimento che viene dalla parte più profonda di te, ma, cazzarola!, proprio per questo c’è bisogno di tutte queste tettalebane (meravigliosa definizione scoperta sul blog delle pessimemamme)  che ti gufano su quanto danneggi il tuo bambino che invece cresce così bene? 

I pannolini lavabili. Tanto di cappello a chi riesce a gestire figlio-casa-lavoro e pure pannetti pieni di cacchina santa da lavare e rilavare. Io, anche in questo caso, ero partita convintissima, ma ho avuto il buonsenso di aspettare che nascesse mia figlia per capire come gestire la questione pannolini. Ecco che cosa ho capito: che ce la faccio appena appena a gestire gli usa-e-getta.

Sì, sono una bomba batteriologica. Sì, inquini. Ma siamo sicuri che a) lasciare per due-tre giorni in un bidoncino un mucchio di pannolini sporchi carichi di batteri che si riproducono come conigli e b) fare lavatrici su lavatrici, e magari anche asciugatrici in inverno sia davvero meno dannoso per il pianeta?
Per non parlare del tempo che ci vuole a smacchiare, trattare, lavare i pannolini. la mia esperienza di mamma senza aiuti accanto, mi pare impossibile poter gestire anche quest’aspetto da sola. O meglio, certo che si può fare, mia madre (come le mamme di tutte noi) l’ha fatto per tre figlie. Proprio per questo, quando tutta entusiasta le raccontavo della decisione di usare i lavabili, mi guardava come se fossi scema.

Omogeneizzati fatti in casa. Anche questa è senz’altro la scelta migliore. A patto di essere as-so-lu-ta-men-te sicura della qualità di quello che prepari a tuo figlio, altrimenti è peggio.
A quanto so, i controlli sugli alimenti per bambini sono severissimi e sugli scaffali del supermercato non arriva nulla che non sia verificato e più che sicuro: d’altro canto, se gli omogeneizzati fossero davvero questa schifezza che molte naturaliste sostengono, non dovrebbe esserci una percentuale allucinante di bambini con problemi? Se è sopravvissuta la mia generazione, quando di controlli non ce n’erano e la carne era allegramente gonfiata di ormoni così come la frutta di pesticidi, ce la può fare anche quella di mia figlia ora che c’è molta più attenzione.

Vestiti di cotone biologico. Questa non l’ho proprio capita. Compri (o più spesso ti regalano) dei vestiti perfettamente uguali agli altri con sola differenza che costano uno sproposito perché così “ sei sicura che sulla pelle del bambino non vadano schifezze”. Coerenza vorrebbe che si lavassero allora questi e anche gli altri vestiti con detergenti naturali: bicarbonato, aceto. Ovviamente senza usare il santo Napisan patrono di tutte le mamme, che più artificiale di quello non c’è nulla.

Non me ne vogliano le mamme che sostengono le cose che io sto contestando, ho il massimo rispetto per le loro scelte e situazioni: chiedo solo che ce ne sia altrettanto per le mie. E in fondo, la fortuna è che i bimbi, nonostante le paturnie dei genitori crescono comunque!

mercoledì 14 settembre 2011

Cara pupetta

Cara Pupetta
 (in realtà un nome ce l'hai, scelto pochissimo tempo prima che tu nascessi. Dopo aver vagliato una decina di possibilità ti abbiamo dato il primo nome cui avevamo pensato quando eri ancora un puntino nella mia pancia: Elena, e i tuoi cugini americani ti chiamano Elèna)
dicevo,

Cara Pupetta,

Hai due mesi e mezzo e ti guardo dormire spaparanzata nella culla. Distesa sulla schiena, le braccine in alto ai lati della testa, le gambe divaricate e piegate, la testa di lato, insomma nella classica posizione da sonno di un neonato.
Solo che neonata non sei più, vai per i tre mesi e mi sembri grande, grandissima. Il pediatra dice che cresci lunga e sarai alta, io vedo che i vestitini taglia 3 mesi ti stanno già corti e non faccio in tempo a comprarti qualcosa di nuovo che già non ti va più. Pesi sei chili, mica poco! quando ti metto nel marsupio e andiamo in giro mi ritrovo già con la schiena a pezzi. Sei morbida e hai le piegoline sulle gambe cicciotte, sulle braccia, hai delle guanciotte tonde e lisce come pesche, roba da far venire voglia di mangiarti.

Ma la cosa più bella sono gli occhi: ancora non si capisce di che colore, con lo stesso taglio di quelli del papà, sono mobilissimi e vivaci, bevi con lo sguardo questo mondo nuovissimo pieno di stimoli. Mi dicono che sembri più grande della tua età proprio per questo sguardo attento, io non so se sia vero perché sei la prima bimba così piccola che vedo, e nel dubbio faccio scongiuri di nascosto perché con tutti questi complimenti (quant'èbella quant'èattiva quanticapelli etc) non ti prendano all'occhio come si dice dalle nostre parti (scherzo! ma fino a un certo punto).

Due mesi fa a quest'ora eri un'esserino minuscolo (oddio, andavi comunque per i quattro chili eh!) forse ancora spaventata da questa dimensione in cui ti eri ritrovata. Piangevi spesso, dormivi pochino e quando ti giravi per istinto a cercare il seno mi facevi piangere per il dolore di non avere latte. Oggi sei grande e cominci ad affacciarti al mondo, almeno al tuo, fatto di cose morbide (e perlopiù rosa), luci e suoni che ti interessano e ti stancano, persone che ti parlano con vocine sceme (ma non io, io ti prendo sul serio, sei piccola, mica stupida! addolcisco il tono di voce ma niente baby talking, e infatti riconosci la mia voce anche quando parlo con i grandi).
Cresci così in fretta che è meglio fermarsi a fissare come sei e cosa fai ora, tra un paio di settimane già sarai molto più avanti. E quindi ecco cosa fai oggi, a 2 mesi e 17 giorni:

- osservi tutto ad occhi spalancati. Non so fin dove tu riesca a vedere, ma di sicuro quello che riesci a mettere a fuoco non sfugge alla tua analisi. All'imbrunire quando siamo per strada guardi la luce dei lampioni come se non ti capacitassi per lo stupore.Ogni tanto ti incanti alle variazioni di luce della televisione, e fin da quando avevi dieci giorni hai una passione per la luce che filtra dalle persiane, e per le righe. Tua zia Francy ha indossato la stessa camicia da notte a grosse righe bianche e verdi non so per quanto tempo, per l'onore di essere guardata da te

- hai una passione folle per la giostrina delle api. Santa e benedetta quella giostrina: basta qualche giro di carica e parte il carillon, le apine volano, e tu hai imparato a seguirle con lo sguardo. All'inizio ti sfuggivano, poi hai capito che se alzavi la testa continuavi a vederle e ora riesci a a fare un giro completo con gli occhi. La tua preferita, manco a dirlo, è a righe nere e gialle, poi viene una tutta gialla con le ali viola

- sorridi. All'inizio erano riflessi, si vedeva chiaramente, anche se era comunque bello vederti assumere quell'espressione. poi hai cominciato a sorridere a chi ti sorrideva e ora sorridi tu per prima quando vedi me o il papà (o il tuo carillon preferito, nella tua testa siamo in quattro in questa famiglia: mamma, papà, Pupetta e il carillon a forma di coccinella). Credo tu sorrida perché mi riconosci e magari sei pure contenta di vedermi. Mi sciolgo ogni volta, e non parliamo di papà: con un sorriso già l'hai in pugno a due mesi, chissà che gli farai fare a due anni.

- fai un sacco di versetti. A volte chiami,  per attirare l'attenzione. Quando giochi lanci gridolini, soprattutto alla vista della tua ape preferita, oppure fai dei gorgoglii e sostieni strane conversazioni con papà che ti fa versetti a sua volta e andate avanti così per buoni dieci minuti. A volte "parli" quando senti la mia voce. Sei deliziosa quando gorgheggi.

- ti succhi appassionatamente le dita. Hai da poco scoperto le manine, che apri e chiudi bene. A volte ti aggrappi al biberon così forte che devo far forza anch'io per bilanciare: non ti fidi di come lo tengo? preferisci fare da sola? Più spesso afferri le mie dita, i capelli, le orecchie, quello che ti capita a tiro per esercitarti. la sensazione di quei ditini piccoli e già affusolati mi intenerisce ogni volta.
Più spesso ti afferri una manina con l'altra e te le sfreghi in una posa buffa. appena ti cade il ciuccio ti ficchi alla velocità della luce le dita in bocca. Mica il pollice come gli altri bambini, no: tu ti succhi medio e anulare insieme, preferibilmente della mano sinistra, non so come fai. A volte provi a metterti in bocca tutte e due le mani, per fortuna non ci sei ancora riuscita.

- tanto ti piace farti il bagnetto quanto detesti uscirne. Ti asciugo ogni volta tra urla feroci. Credo che il problema di fondo sia che non hai capito che dall'acqua si esce bagnati e non ti piace la sensazione dell'acqua sulla pelle una volta uscita dalla vasca. Già mi immagino quando sarai in grado di camminare, ti dovrò inseguire per tutta la casa per asciugarti. In compenso lecchi l'acqua (che sa di cereali) con un certo gusto

- ti piace la musica, in particolare ti piace sentir cantare. Il mio repertorio è limitato purtroppo. In attesa di imparare canzoncine al tuo livello ti canto quello che mi viene in mente. Quando devo intrattenerti perché hai fame ed è ancora presto per la pappa ti canto, cullandoti energicamente, Samarcanda, una delle poche canzoni che conosco per intero. Per ora apprezzi e ti acquieti per seguire il ritmo, ma immagino che da grande appena ti capiterà di sentirla ti verrà fame e non saprai  perché...

-dormi. A lungo e profondamente. Ti piace proprio dormire amore! hai preso da me a quanto pare. E io, per quanto rimpianga le lunghe notti di sonno di qualche mese fa non mi posso proprio lamentare, perché mi fai riposare e mi fai addirittura venire voglia che ti svegli perché mi mancano i tuoi occhi e i tuoi versetti, dal momento dalla sera alla mattina dopo ti fai tredici-quattordici ore di sonno quasi filate (shhhht! non diciamolo troppo forte, ché ci portiamo sfortuna da sole)

Insomma ElenaPupetta, si potrebbe pensare che fai semplicemente le cose tipiche di un bimbo della tua età. Agli occhi degli altri sei solo una bella bimba di due mesi e mezzo, ma in verità sei unica e speciale e di sicuro non ce n'è un'altra come te. Parola della tua mamma, l'oggettività in persona.

sabato 10 settembre 2011

Nove ore - ode alla tettarella n.2-

Di sonno. Profondo e pulito.
Quasi ininterrotte. Giusto un giro per dare il ciuccio alle 6 e un'ipocrita domanda al marito alle 7: "Vuoi che vada io a preparare il latte?", e poi girata dall'altra parte. E il bello è che ERO SVEGLIA. Abbastanza riposata da essere lucida a sufficienza per non mettere il caffè nel biberon e il Mellin 1 nella tazzina. Alle 7:30 tutti e tre a ronfare appassionatamente fino alla mia sveglia spontanea alle 10.
Alle 10!!!
Caffè, lavatrice e alle 10:30 seconda poppata a Elena che ancora dormiva, la stella. Oggi è il primo giorno a 6 poppate (fino a ieri 7) e, soprattutto, il secondo giorno di tettarella 2m+. Da mezz'ora a dieci minuti di poppata. Bimba rapidamente soddisfatta e assonnata. Mamma felice e in grado di correre la maratona. Papà non pervenuto, ancora dorme.

PS. E speriamo di non portarci sfiga da soli con il sonno. Per me va bene anche se non dorme un solo minuto fino a stasera, ho fatto scorta stanotte!