domenica 27 novembre 2011

Five months

Cara Pupetta,

oggi compi cinque mesi! sembra ieri, sembra un'ora fa, sembra un minuto fa. Ti tenevo in braccio stravolta e dolorante per i punti di un cesareo d'urgenza, e tu eri bellissima, rosea e piena di capelli neri. Piangevi e dormivi, nient'altro, ogni tanto aprivi gli occhi di un color blu innocenza.
E ora, solo un minuto dopo eccoti qui, bionda, sempre rosea e con gli occhi grigio-verde. Quante cose hai imparato a fare in cosi poco tempo... sai metterti seduta (anche se ancora non sai restarci), sai afferrare gli oggetti, sai tirare i capelli della mamma, gli orecchini della zia, la barba del papà, sai toccarmi il viso con quelle manine cicce  e perfette, sai fare un sproposito di vocalizzi a decibel non misurabili, sai puntare i piedi (in senso proprio e figurato).
E tra un minuto avrai sei mesi, tra due avrai un anno, e fra tre minuti avrai il primo fidanzato. Come si fa a far bloccare il tempo, e a farlo correre insieme?

venerdì 11 novembre 2011

domanda da un milione di dollari

Il pediatra di Elena è un bravo medico e una brava persona.
Ha però delle fisime, tra cui quella che i bambini per tutto il primo anno di vita non debbano entrare in contatto con altri bambini. Secondo lui non dovrebbero stare a meno di tre metri di distanza. Io potrei anche essere d'accordo in linea teorica (trasmissione di virus, germi etc) ma non è esattamente semplice da fare già nella quotidianità di figlia unica senza cuginetti (vedi mani luride dell'affettuoso bimbo del piano di sotto).
Ogni volta che andiamo a fare la visita il pediatra mi chiede "Ha tenuto sua figlia  maniacalmente (testuale ndR) lontana dagli altri bambini?"
E allora la domanda è: io con che coraggio gli dico che tra quattro mesi porterò Elena al nido?

sabato 29 ottobre 2011

Una striscia

Una sola.
Sul test di gravidanza che ho fatto alcuni giorni fa per sicurezza: dopo il capoparto due mesi fa non ho avuto più nulla.
Finestrella del controllo test colorata, finestrella dell'esito bianca: non incinta.
(Uff... sospiro di sollievo).
L'anno scorso più o meno di questi tempi avevo scoperto di essere incinta, sai che divertimento ad avere due figli a un anno esatto di distanza? giusto ora che mi sto abituando ad averne una per casa!

E però, però...
Saranno gli ormoni ancora ballerini, sarà la follia da neomamma, ma (<blush > non mi sarebbe poi dispiaciuto così tanto. Anzi, confesso che una piccola parte di me (una parte fuori di testa, evidentemente) non vede l'ora di avere un altro neonato tra le braccia per un semplice motivo: per potermelo godere fin dal primo momento.
 Con Elena ho impiegato almeno un mese per rilassarmi e guardare la pupa senza sentire una morsa di inadeguatezza. Ora immagino più sicurezza, più consapevolezza: non sarei tramortita nel passaggio dalla teoria alla pratica della maternità.
Certo,  ogni gravidanza e ogni figlio sono a sé, ma diciamoci la verità, al secondo figlio sei più preparata. Comunque andasse il parto, non sarei sotto choc come per Elena, e affronterei con più filosofia anche la faccenda dell'allattamento. Sarei meno disperata durante le sessioni di pianto perché saprei per certo e non per sentito dire che prima o poi quella fase finisce. E poi Elena avrebbe qualcuno (anzi, qualcuna, perché riesco a immaginare solo un'altra femmina, ho anche il nome!) con cui crescere insieme...

E se poi non fosse una bimba tranquilla come la sorellina? se il karma mi mandasse un terremoto ingestibile?
Pochi giorni fa ho sentito due amiche che hanno avuto il secondo figlio da pochissimo, ed entrambe erano nel pieno della fase "Machimmelaffattofà", più preoccupate per il primogenito che per il neonato. Hmmm.... a questo sarei pronta? Più in generale, esiste il momento in cui si è pronti per il secondo figlio?

PS. Domanda tecnica: a voi il ciclo dopo il capoparto si è stabilizzato subito? che faccio, compro un altro test?

martedì 25 ottobre 2011

E' più facile scegliere un'auto (mom bootcamp confused edition)

Rispetto a un seggiolone, intendo.
Già perché quando devi comprare un'auto hai un budget, hai un'idea su cosa ti piace,  e soprattutto di come la userai; sai dove la terrai e quindi la scelta si riduce rapidamente a due o tre modelli.
Con il seggiolone invece vai alla cieca: tu pensi che sia una passeggiata poi scopri che ci sono DECINE di modelli superaccessoriati e con caratteristiche variabili. Ti assale il panico: il sedile reclinabile? la retina portaoggetti? e il poggiapiedi regolabile?
Poi scopri i prezzi, e lì è un altro dilemma. Perché ci sono dei seggioloni che costano quanto una rata di mutuo, altri decisamente abbordabili e un'infinita varietà di vie di mezzo. Che faccio, risparmio sulla pelle di ma figlia? ma quei millemila euro in più di seggiolone non è meglio usarli per qualcos'altro?
Insomma, è un mese che studio, giro per negozi, molesto mamme esperte. Tra poco mi daranno il diploma di master di secondo livello in Seggioloni.
La prima, ingenua scelta (beata innocenza) è stata questa:
Fresco - Bloom
Bellissimo, eh? Cool, smart, stylish, e chi più anglicismi ha più ne metta. Poi ho visto il prezzo, che per pudore non riporto, c'è un limite a tutto. Fine della storia.

Il secondo modello visionato e a lungo considerato come scelta possibile è stato questo:
Polly 2 in 1 - Chicco


Ottimo rapporto qualità-prezzo, molto diffuso. Ci ho anche piazzato dentro la pupa: test superato, nonostante lei sia ancora piccola. Poi ho letto qualche recensione: molte lamentele, tra cui mi ha colpito una mamma su Mumsup.com che malediceva il giorno in cui era entrato in casa, perché enorme e di difficile pulizia. In effetti che non fosse proprio un seggiolone da borsetta si vedeva già in negozio, e mi era stato confermato dalla gentilissima Aprovadimamma che, pur lodandone la versatilità, mi avvertiva di verificare lo spazio in casa. Prendendo un po' di misure in cucina è emerso che Polly ci poteva andare.  A patto di togliere il tavolo o il frigorifero però.
 Pachiderma bocciato.
Sempre su Aprovadimamma ho trovato un altro seggiolone trendy:
Nano - Bloom
Bello eh? non costa nemmeno tantissimo se si cerca un po' su Internet. Chiuso occupa meno spazio di me, e guardate che linee accattivanti. Ma aperto è comunque troppo largo per il mio cucinino, e ha un po' di limiti (segnalati con la consueta gentilezza da Aprovadimamma) tipo la mancanza di sedile reclinabile, il poggiapiedi lontanissimo e la seduta in ecopelle (?!?) un po' antipatica da pulire. Addio Fresco, è stato un piacere.

Intanto ho provato il seggiolone di un'amica, che a casa sua sembrava perfetto:

Contempo-Graco

Più compatto e piccino di Polly, si chiude con facilità ed è di circa 4 chili più leggero della media. E' anche tra i più economici. L'unico difetto che gli avevo trovato era la seduta un po' cheap, sentivo la struttura dietro la plastica e faceva un po' di rumore nel reclinare il sedile. Ma pazienza, poteva andare, se avesse superato la fatidica prova misure-cucina. Indovinate com'è finita?

Per quindici minuti ho avuto un flirt con quest'altro:
Zuma - Inglesina
Che volete, ho un debole per i seggioloni stylish.  Anche questo caro come l'oro, ma a saper cercare online si trovano prezzi interessanti. Ho letto però un paio di recensioni sfavorevoli, e soprattutto ho scoperto che si limita a sembrare più piccolo: le due aste posteriori sono lunghissime e in cucina creano un simpatico effetto pista per corsa ad ostacoli. Adieu Zuma.


Intanto ciclicamente si riproponeva il seggiolone basic che più basic non si può:
Antilop - Ikea

E' bruttino, bisogna dirlo. Ma se proprio mi devo rassegnare a un pachiderma in salotto visto che in cucina non entra niente, tanto vale risparmiare, no?. E di questo ho letto solo cose buone, ovvero che fa il suo onesto lavoro di seggiolone e si pulisce in un attimo. Certo, niente seduta reclinabile, niente poggiapiedi, niente rivestimento (forse lo vendono a parte però) , ma ci puoi mettere dentro la pupa e farla mangiare. Che vuoi di più per 15 euro (20 con vassoio)?

Ad un certo punto Marito, impietosito dal mio mese di ricerche infruttuose, si è messo al lavoro e nel giro di pochi clic ha trovato quella che (almeno oggi, domani si vedrà) sembra LA soluzione:
3 sixti - Cosatto
Sento qualcuno che mormora che somiglia al primo (Fresco Bloom)? Già. Ma costa un quarto. La base è di 57x57 cm, entra perfettamente nella mia cucina. Ruota a 360 gradi quindi basta una spintarella per girare la pupa nella mia direzione invece di spostare tutto il pachiderma. Recensioni perlopiù favorevoli. E' vero, non si chiude, ed è anche pesantino: ma riflettendoci bene, quante volte avrò la necessità reale  di spostarlo? quelle tre-quattro volte vorrà dire che lo farò fare ai bicipiti del marito.
Problema (almeno per me): non l'ho visto dal vivo. Perché non mi è capitato di andare in UK ultimamente. Lo vendono solo lì, va ordinato online. Che faccio, mi fido?



venerdì 21 ottobre 2011

In visita

Oggi sono ospite qui. grazie a Maia Calenda per lo spazio sul blog ilmioparto.blogspot.com e per  la bella chiacchierata via mail.

martedì 18 ottobre 2011

Ode al Mellin 1

Chi mi legge lo sa, non allatto al seno. Non per mia scelta: non ho avuto latte. L’allattamento, o meglio, il non-allattamento è stata la cosa peggiore di tutta l’esperienza della maternità. Peggiore anche di 8 ore di travaglio+ventosa+ cesareo d’urgenza alle 4 di notte, non so se rendo l’idea.

La prima volta che mi hanno portato Elena mi hanno detto: “La attacchi subito al seno eh!” e se ne sono andati.
Ho provato ad attaccarla, è stata una sensazione bellissima. Ovviamente non usciva nulla se non poche gocce di colostro, ma io ben istruita al corso preparto, dalle riviste, da Internet e da tutti i posti dove martellavano  con l’importanza del latte materno, non mi preoccupavo, anche se Elena già piangeva per la fame.

Nelle ore seguenti l’ho attaccata ancora, e ancora e ancora. Non sapevo come gestire i capezzoli che scomparivano nella massa del seno, ma sembrava che mia figlia ne sapesse più di me su come attaccarsi. Ancora colostro e basta. Secondo giorno idem. Elena era furibonda per la fame, la conosceva tutto il reparto per i suoi strilli.

Al terzo giorno arriva un gran dolore ai seni: montata lattea in arrivo, mi dicono tutti. Evviva! Mi consigliano di favorirla con impacchi di acqua calda, e io, per amore di mia figlia, mi tengo borse d’acqua calda sul petto per tutta una lunga, torrida notte di fine giugno.

Quarto giorno, ancora niente latte. Intanto Elena ha l’ittero. Nulla di grave, basta un giro sotto la lampada, ma per scaricare la bilirubina in eccesso deve urinare e defecare, e non può farlo se non mangia, giusto? Arrivano i primi biberon di latte formulato, finalmente mia figlia smette di piangere. Intanto io mi faccio aiutare al nido ad attaccarla al seno vuoto: tutte le infermiere mi hanno manipolato, strizzato, spremuto, torto i capezzoli, accusato a turno me e mia figlia di non sapere come attaccarsi e poi ammettere che Elena si attaccava benissimo.

 Intanto però lei aveva scoperto il biberon, più facile e soddisfacente. Allora mi sono attaccata al tiralatte per ore, pur di darle prezioso latte materno come mi ripetevano tutti allo sfinimento: mai tirato fuori più di dieci grammi. Durante quelle sessioni interminabili producevo più lacrime che latte, in pratica. Ero circondata da manifesti che incitavano all’allattamento al seno, infermiere che mi facevano tenere la bambina affamata attaccata al seno vuoto “per stimolarlo” e solo quando era rauca di pianto mi davano il biberon, sempre ripetendo “Il latte materno è la cosa più preziosa per il neonato e blablabla”. Attaccavo Elena al seno e piangevamo in due per la frustrazione, le davo il biberon e piangevo io per il senso di fallimento. Mi sentivo una mamma menomata.

Siamo andate avanti così una settimana, con due giri di lampada per l’ittero. Una mattina vado al nido per il rito seno vuoto-bimba arrabbiata-biberon pieno-bimba serena e una delle solite infermiere mi fa: “Signora ma non si preoccupi, anche io ho usato il latte formulato e le dico che i bambini crescono benissimo!!”.
Ma come?!?! Ma se fino a ieri mi trapanavate il cervello con sta storia del latte materno?!?

Ho continuato a sentirmi inadeguata anche dopo l’uscita dall’ospedale.  Ogni pianto di Elena era una pugnalata perché pensavo che se avessi avuto latte avrei potuto calmarla attaccandola al seno. E poi tutti a chiedere “La bambina come sta? La allatti? E perché no?”, e io lì a sentire di dovermi giustificare quando sarebbe bastato rispondere“perché non ti fai un po' di  fatti tuoi?”.

Benedetto Mellin1, mentre io mi disperavo lui faceva il suo lavoro di latte formulato e faceva crescere la mia bambina.

Intanto io lentamente capivo che essere mamma è molto di più che offrire un seno, e che anche attraverso la tettarella possono passare amore e cura. E ho capito che l’attenzione che circola verso l’importanza dell’allattamento al seno sconfina nel terrorismo: si batte talmente tanto sul latte materno che ci si dimentica di chi, per diversi motivi, usa quello formulato. Che resta latte, mica veleno, a differenza di quanto sostengono le talebane del latte-materno-fino-alla-maggiore-età. Io dico solo: sì al latte che fa crescere tuo figlio, qualunque esso sia.  

lunedì 17 ottobre 2011

Rivoglio gli anni '50!

quelli in cui le donne stavano a casa a crescere i figli

quelli in cui nessuno si sognava di chiederti di andare a lavorare un giorno a settimana a Roma (in un'altra regione!) con una figlia di quattro mesi

quelli in cui le donne non avevano velleità di carriera

e magari nemmeno si erano uccise all'università, dottorato e quant'altro per fare poi le superprecarie a trentadue anni

quelli in cui il congedo di maternità non esisteva perché la maternità era LA condizione perenne
e quindi meglio dei miei 5 mesi risicati e insufficienti

quelli in cui le nonne non lavoravano pure loro! e non dovevi barcamenarti tra orari e disponibilità di parentame vario
quelli in cui la babysitter che hai trovato non guadagnava più di te (superprecaria superqualificata eccetera)

quelli in cui se volevi di più dalla vita facevi un altro figlio!



Si capisce che a novembre torno al lavoro?