giovedì 13 ottobre 2011

Istinto vs Intuito

Matrioska: "Oddio come farò con una neonata? come capirò perché piange, se ha sonno e tutto il resto?"
Chiunque: "Non ti preoccupare, ti aiuterà l'ISTINTO MATERNO".

E così, rassicurata da quest'affermazione, ho aspettato che insieme alla montata lattea arrivasse l'istinto materno. Non è arrivata né l'una né l'altro.

La primissima volta che ho visto Elena e l'ho stretta tra le braccia, tutta nuda dentro a una copertina di carta rosa, ho pensato anzitutto "Ma allora quando al risveglio mi hanno detto che era bellissima non era una balla!".
E poi ho sentito forte, fortissima, la sensazione che quei tre chili e settecento grammi di capelli neri e ciccine rosee fossero FUORI da me. Non l'ho riconosciuta come una parte di me venuta alla luce, l'ho conosciuta in quel momento come essere umano indipendente e autonomo (e bellissimo, l'ho già detto?), affidato a me dal destino, da Dio o dalla natura, fate voi. Mi sono sentita desiderosa di crescerla, di conoscerla, e altrettanto smarrita all'idea di un compito così vasto, così impegnativo.
Quando poi ha cominciato a piangere, il panico assoluto. Che dovevo fare in quel momento? Cervello-chiama-istinto materno-cervello-chiama-istinto materno- dove cavolo sei istinto materno, ad ubriacarti nei peggiori bar di Caracas?-. 

Era così piccola che temevo di romperla (e dove aveva la manopola del volume? era bloccata sul massimo!), me la tenevo tra le braccia aspettando l'illuminazione. Ma il mio istinto ormai sbronzo doveva essersi accasciato in qualche vicolo scuro del mio cervello.
Qualcuno nella stanza mi disse "Attaccala al seno". Ci provai, e scoprii che non era affatto facile, manco per niente. Provai e riprovai poi lei si addormentò in braccio a me. Ero segretamente sollevata che dormisse, poteo prendere fiato dopo venti minuti di apnea.
Nei giorni seguenti in ospedale mi sono trovata questo fagottino urlante per la fame tutto il giorno, e l'aiuto di mia madre che mi ha fatto da angelo custode in realtà mi avviliva, perché vedevo che lei sapeva cosa fare e io no. Aggiungiamoci che il latte non arrivava e capirete quanto mi sentivo menomata come mamma.

Una volta dimessa sono stata da mia madre per un paio di settimane, armata di latte formulato, biberon e buon propositi. Elena piangeva e dormiva (che altro deve fare un neonato?), a cicli brevi e continui. Io mi sentivo cronicamente stanca, ma quando mia madre o le mie sorelle si prendevano cura di lei per farmi riposare non ci riuscivo, piena di sensi di colpa. Quando scoppiava in  pianto stavo lì a cullarla, pregando che arrivasse mia madre con il teletrasporto e la calmasse all'istante.

Al ritorno a casa mia ero preoccupata di non sapermi prendere cura di lei, senza la supernonna. Poi un giorno è passato, poi due, tre, una settimana. E io ho cominciato pian piano a rilassarmi. Certo, era sempre una gran fatica e rubavo manciate di minuti di sonno in ogni momento possibile, ma cominciavo a conoscere mia figlia, a capire in che modo tenerla in braccio per farla mangiare e farla dormire. Quando ho avuto l'illuminazione che le ninnananne non la facevano addormentare ma ne destavano l'attenzione il livello della nostra vita è migliorato di colpo.

Il famoso istinto continua ad essere in coma etilico, ma è arrivato il fratello povero, l'intuito. Gradualmente, con i gesti ripetuti ogni giorno, con 24ore su24 passate insieme, Elena ed io ci siamo conosciute, capite, e amate.
Un mix di buonsenso, pazienza, attenzione e amore: questo è per me l'intuito di una mamma, quello che ti fa capire che sta per arrivare il sonno, o la fame, o la voglia di giocare.
Non è guardando mia figlia negli occhi che per magia capisco che cosa vuole. E' imparando come guardarla, restando concentrata su di lei e apprendendo l'arte della pazienza che sono arrivata alla naturalezza del rapporto madre-figlia.
Quando oggi la sento pigolare anche se sono in un'altra stanza mentre nessun altro la sente, l'ospite in visita dice compiaciuto (più spesso compiaciutA): "Eh, l'istinto materno..."
Eh, l'istinto materno un paio di palline da tennis! sono allenata a sentirla, ho le orecchie tarate sulla frequenza della sua voce. E se lei si agita in braccio all'ospite e passata (in fretta e furia) in braccio a me si addormenta all'istante, eccolallà con l'istinto materno un'altra volta. E il fatto che questa bimba conosca me  meglio di chiunque altro, quindi con me si sente al sicuro perché la tratto come vuole e come sa?
Comunque finora, nonostante la mia propensione alle repliche fulminanti, non ho mai risposto male a nessuno. D'altro canto, che ne sanno loro: solo noi mamme sappiamo che l'istinto materno non esiste.

E voi che ne pensate? avete avuto l'illuminazione o ve la siete costruita con fatica?



lunedì 10 ottobre 2011

Coprofilia (roba da mamme, astenersi pervertiti)

Sì, lo so, è una perversione sessuale.
No, non è il mio caso.
Però se si mette da parte l'accezione con cui si usa questa parola e ci si sofferma  sull'etimologia esce fuori copros= feci e filìa = amore. E in questo contesto desessualizzato di affettuoso interesse per le feci altrui io mi ci ritrovo perfettamente, perché da quando sono mamma la cacca è uno dei miei pensieri principali ogni giorno.
Elena, come molti bambini che bevono latte formulato (altresì detto artificiale, ma questa definizione non mi piace, poi magari ci ritorno su questa cosa) non fa la cacca ad ogni poppata, ma, quando va bene, una volta al giorno. Spesso una volta ogni due giorni, e ogni tanto anche ogni tre.
Ho un database mentale della cacca che fa invidia a un computer, e appena scadono ventiquattr'ore dall'ultima scarica comincio ad agitarmi un po'. Se arriviamo al giorno dopo comincio a blandire mia figlia e a ripromettermi di usare mezzi estremi. Se, Diononvoglia, arriviamo al giorno dopo ancora comincio ad attrezzarmi. Finora non ho mai avuto bisogno di ricorrere a rimedi invasivi ma sono pronta a tutto. E qualunque mamma con cui parli mi dà una dritta. Finora, tralasciando il sondino rettale che non è ancora stato necessario, mi è stato suggerito di:

- aggiungere 10 gr di acqua nel biberon per ammorbidire le feci (lo faccio regolarmente, mi sento di dire che non fa magie ma aiuta)

- massaggiare il pancino in senso rigorosamente orario (ma perché orario? comunque, fatto ogni tanto, mai che abbia funzionato. O sarà colpa mia, quando quella volta mi sono distratta e l'ho fatto in senso antiorario?)

- tenere le gambine sollevate (fatto ripetutamente, ma ho l'impressione che serva più alla mamma che si illude di aiutare che alla bimba)

- mettere supposte di glicerina (ancora non necessarie, spero di non arrivare a usarle)

- stimolare il retto con: #cottonfioc
                                  # termometro
                                 # (tenetevi forte) prezzemolo.
Quest'ultima cosa mi è stata suggerita per la prima volta da mia madre, che raccontava "Quando capitava a voi figlie io vi stuzzicavo con un gambo di prezzemolo". Al che io incredula ho detto "Ma come?!?"  e mia madre, piccata replicava "Guarda che lo lavavo prima eh!"
Comunque, andando oltre lo stupore di scoprire scopi impensabili per il prezzemolo,  il principio meccanico di stimolare il tratto finale dell'intestino per avviare una reazione a catena mi pare sensato, ed è lo stesso anche per l'uso del cottonfioc e del termometro. Non ho ancora testato questo metodo (o meglio, non l'ho ancora testato su altri visto che a quanto pare mi è stato fatto da piccola) perché mia figlia pare capire quando sono abbastanza angosciata da stare per lavare il prezzemolo, e si regola di conseguenza, producendo materiale ad alto tasso di inquinamento e in quantità sorprendenti per un corpicino così piccolo. Intanto cerco di togliermi il vizio di dirle "Perché non MI fai la cacca amore"? , paventando il momento in cui capirà di avere - anche - questo supremo potere su di me ed elargirà o rifiuterà la cacchinasanta a seconda delle sue politiche filiali.
Qualcuno ha qualche altro suggerimento? mamme coprofile come me, che potrei fare per aiutare la mia bimba e dormire  senza questo pensiero fisso?

giovedì 6 ottobre 2011

Mom bootcamp- L'aspiratore nasale

Quando sono diventata mamma - tre mesi e un pugno di giorni fa, ma pare una vita - ero pronta a: cacca, pipì, rigurgiti, coliche, pianti. Ero disposta perfino a toccare il moncone ombelicale (che però grazie a dio è caduto prima, non vi dico il sollievo), e mi ero anche portata avanti con il lavoro preparandomi già ai dentini. Ma non mi era mai venuto in mente che la pupa, tra le varie necessità, avesse bisogno anche di farsi pulire il nasino. 
Così, arriva il giorno in cui Elena respira come un bollitore del tè: è chiaro che ha il naso chiuso, e guardano attentamente nelle narici si può vedere una massa di robina che le ostruisce.
Panico.

La supernonna va in missione e torna dalla parafarmacia con un oggetto nuovo: l'aspiratore nasale.
Panico ancora. Come cavolo si usa?

Guardando la confezione mi pare di intuire che un'estremità vada nella narice del bambino - e fin qui mi pare facile- e l'altra in bocca al genitore. In bocca?!?
L'aspiratore nasale sarebbe quindi un aspiratore umano?

Superpanico. Ma il fischio al naso di Elena si faceva più forte quindi mi sono fatta coraggio e ci ho provato.

Stendiamo un velo pietoso sulla prima volta, e a volerla dire tutta anche sulla seconda e la terza: l'importante è che ci sono riuscita in qualche modo, e, dopo un'estate rovente in cui ho scoperto che l'aria condizionata, anche se al minimo,  favorisce l'ostruzione del nasino, direi che sono cintura nera di aspiratore nasale. Si può fare, vi assicuro. 

Funziona più o meno così:
 - quando il pupo fischia o respira male si osservano le narici come se si stesse guardando la televisione e si decide se sia il caso di intervenire.

- prima di cominciare ci si assicura di avere tutto pronto a portata di mano perché la rapidità è essenziale (capirete perché)

- per facilitare l'operazione si umidificano le narici, ovvero vi si spruzza qualcosa di liquido e sterile. Vanno bene sia gli spray/fialette in commercio (ce ne sono di diversi tipi e prezzi) che semplice soluzione fisiologica acquistabile per poco in farmacia. Gli spray solitamente hanno già un erogatore, per le fialette e la soluzione fisiologica si preleva il liquido necessario (2 cc, più o meno) con una siringa e lo si spruzza (senza ago ovviamente!) nelle narici, se possibile con delicatezza.

- Si prende DI CORSA l'aspiratore, se ne mette in una narice l'estremità apposita, e si comincia ad aspirare con forza dall'altra, modello crisi asmatica grave. Dopo qualche aspirazione si vedrà un caccolone gigantesco, impensabile in un nasino così piccino, entrare nel filtro dell'aspiratore e depositarsi sulle pareti o sul fondo. Niente paura di farselo arrivare in gola, c'è un filtro assorbente alla base, e in ogni caso il tubicino è lungo.
- si ripete l'operazione dall'altra narice.

Ah, quasi dimenticavo. Dallo spruzzo della soluzione in poi il pupo urlerà come se lo si stesse scannando, si contorcerà e cercherà di strapparsi dal naso l'aspiratore. 
Non fatevi impressionare, perché non si fa male: l'aspirazione è indolore (e lo so perché l'ho provata!) ,  è solo una reazione al fastidio dell'acqua nel nasino e all'essere tenuto bloccato per una trentina di secondi. D'altra parte, vorrei vedere voi, se mentre state tranquille per i fatti vostri arriva qualcuno e vi mette un dito nel naso.




PS. Tip #1 : di solito gli aspiratori vengono venduti con due o tre filtri , che per i produttori sono monouso e vanno cambiati a ogni operazione. Il che vuol dire che in caso di bimbo raffreddato se ne farebbe fuori una confezione al giorno. Io ho provato a lavarli, sterilizzarli ( al microonde con l'apposito sterilizzatore) e riutilizzarli: un successone. E quando il filtro assorbente è davvero inutilizzabile si può sostituire con un semplice fiocco di ovatta, che filtra uguale. 
Tip #2: anche se i produttori suggeriscono di pulire in questo modo il naso prima di ogni poppata, vi sconsiglio caldamente di seguire questa strada. Usate l'aspiratore (o anche solo gli spray nasali) solo quando necessario, o alla terza applicazione della giornata i vicini chiameranno i servizi sociali...

martedì 27 settembre 2011

giovedì 22 settembre 2011

La natura? è sopravvalutata (post polemico)


Parto naturale, latte materno, omogeneizzati fatti in casa, pannolini lavabili, vestitini di cotone biologico: da qualche anno a questa parte nel kit della mamma-perfetta non possono mancare queste e altre cose, tutto all’insegna della naturalità e del politically correct.

Bene, ho un annuncio: MI SONO SCOCCIATA!

Per carità, lungi da me insinuare che queste cose non siano il top del top e la scelta migliore per i propri figli. Ma non sono nemmeno qualcosa da perseguire a tutti i costi, né da difendere accanitamente come spesso succede. Sono scelte che ogni mamma fa responsabilmente, in un senso o nell’altro, ma con la differenza che se si decide di fare vita-biologica ci sono ole e applausi, mentre se cede ai prodotti di scienza e tecnica ci si deve giustificare anche con il salumiere (esempio tratto da vita vissuta).

 Fino agli anni ’90 è stata tutta una corsa verso gli stili ‘artificiali’, commettendo senz’altro molti errori, e oggi siamo all'eccesso opposto: siamo nel XXI secolo e ci si aggrappa a idee idilliache di una vita pre-moderna all’insegna della natura, puntando il dito contro i risultati dell’orrido progresso. Ti (mi) imbottiscono la testa con il concetto che tutto dev’essere più semplice e naturale possibile e poi ti trovi di fronte alla realtà.

Il parto. Per anni c’è stato un uso selvaggio del cesareo, soprattutto in Italia e in particolare nella mia regione. Assolutamente deprecabile. Per questo negli ultimi tempi, almeno in ospedale si è diventati più severi: al cesareo si ricorre solo se necessario, e fin qui va bene. Qui da me c’è proprio una direttiva regionale che impone severe limitazioni al cesareo soprattutto per le primipare. E va bene, niente da dire. Al corso pre-parto ci (mi) hanno fatto una testa così sul parto naturale e tutte le cose brutte legate al cesareo.
Se non avessi avuto un cesareo d’urgenza dopo sole (!) otto ore di travaglio, mia figlia non sarebbe uscita viva dal mio corpo. Mi vengono i brividi a scriverlo, ma è così.
Non sto qui a descrivere dettagli ma perché incaponirsi a farmi partorire naturalmente quando era chiaro – almeno a me - che non ce la potevo fare già dopo due ore? Perché il parto naturale è meglio e blablablabla. E non parliamo del parto in casa, ora tanto di moda: mia nonna (quattro parti in casa, tutti andati bene) non ci poteva credere che con ospedali e cliniche a disposizione ci fosse qualcuna che volesse partorire come sessant’anni fa.

L’allattamento. Se sul parto naturale imbottiscono la testa, con l’allattamento materno è proprio un lavaggio del cervello dovunque, everywhere. Così tu (io) arrivi esaltatissima, imbottita di coppette assorbilatte e pronta a sfamare un asilo nido. Poi per un motivo o per un altro non ci riesci e quando arrivi al biberon hai la sensazione di fare a tuo figlio un torto gravissimo. Che poi lo chiamano latte “artificiale”, ma anche se è uscito da una mucca mi pare sempre di origine naturale, o no? Certo, è adattato alle esigenze dei bimbi, ma allora chiamatelo con il suo nome, cioè “formulato”. Io non ho avuto latte, punto e basta, e mi sono sentita una mamma menomata.
Senz’altro l’allattamento ‘artificiale' porta con sé un senso di fallimento che viene dalla parte più profonda di te, ma, cazzarola!, proprio per questo c’è bisogno di tutte queste tettalebane (meravigliosa definizione scoperta sul blog delle pessimemamme)  che ti gufano su quanto danneggi il tuo bambino che invece cresce così bene? 

I pannolini lavabili. Tanto di cappello a chi riesce a gestire figlio-casa-lavoro e pure pannetti pieni di cacchina santa da lavare e rilavare. Io, anche in questo caso, ero partita convintissima, ma ho avuto il buonsenso di aspettare che nascesse mia figlia per capire come gestire la questione pannolini. Ecco che cosa ho capito: che ce la faccio appena appena a gestire gli usa-e-getta.

Sì, sono una bomba batteriologica. Sì, inquini. Ma siamo sicuri che a) lasciare per due-tre giorni in un bidoncino un mucchio di pannolini sporchi carichi di batteri che si riproducono come conigli e b) fare lavatrici su lavatrici, e magari anche asciugatrici in inverno sia davvero meno dannoso per il pianeta?
Per non parlare del tempo che ci vuole a smacchiare, trattare, lavare i pannolini. la mia esperienza di mamma senza aiuti accanto, mi pare impossibile poter gestire anche quest’aspetto da sola. O meglio, certo che si può fare, mia madre (come le mamme di tutte noi) l’ha fatto per tre figlie. Proprio per questo, quando tutta entusiasta le raccontavo della decisione di usare i lavabili, mi guardava come se fossi scema.

Omogeneizzati fatti in casa. Anche questa è senz’altro la scelta migliore. A patto di essere as-so-lu-ta-men-te sicura della qualità di quello che prepari a tuo figlio, altrimenti è peggio.
A quanto so, i controlli sugli alimenti per bambini sono severissimi e sugli scaffali del supermercato non arriva nulla che non sia verificato e più che sicuro: d’altro canto, se gli omogeneizzati fossero davvero questa schifezza che molte naturaliste sostengono, non dovrebbe esserci una percentuale allucinante di bambini con problemi? Se è sopravvissuta la mia generazione, quando di controlli non ce n’erano e la carne era allegramente gonfiata di ormoni così come la frutta di pesticidi, ce la può fare anche quella di mia figlia ora che c’è molta più attenzione.

Vestiti di cotone biologico. Questa non l’ho proprio capita. Compri (o più spesso ti regalano) dei vestiti perfettamente uguali agli altri con sola differenza che costano uno sproposito perché così “ sei sicura che sulla pelle del bambino non vadano schifezze”. Coerenza vorrebbe che si lavassero allora questi e anche gli altri vestiti con detergenti naturali: bicarbonato, aceto. Ovviamente senza usare il santo Napisan patrono di tutte le mamme, che più artificiale di quello non c’è nulla.

Non me ne vogliano le mamme che sostengono le cose che io sto contestando, ho il massimo rispetto per le loro scelte e situazioni: chiedo solo che ce ne sia altrettanto per le mie. E in fondo, la fortuna è che i bimbi, nonostante le paturnie dei genitori crescono comunque!

mercoledì 14 settembre 2011

Cara pupetta

Cara Pupetta
 (in realtà un nome ce l'hai, scelto pochissimo tempo prima che tu nascessi. Dopo aver vagliato una decina di possibilità ti abbiamo dato il primo nome cui avevamo pensato quando eri ancora un puntino nella mia pancia: Elena, e i tuoi cugini americani ti chiamano Elèna)
dicevo,

Cara Pupetta,

Hai due mesi e mezzo e ti guardo dormire spaparanzata nella culla. Distesa sulla schiena, le braccine in alto ai lati della testa, le gambe divaricate e piegate, la testa di lato, insomma nella classica posizione da sonno di un neonato.
Solo che neonata non sei più, vai per i tre mesi e mi sembri grande, grandissima. Il pediatra dice che cresci lunga e sarai alta, io vedo che i vestitini taglia 3 mesi ti stanno già corti e non faccio in tempo a comprarti qualcosa di nuovo che già non ti va più. Pesi sei chili, mica poco! quando ti metto nel marsupio e andiamo in giro mi ritrovo già con la schiena a pezzi. Sei morbida e hai le piegoline sulle gambe cicciotte, sulle braccia, hai delle guanciotte tonde e lisce come pesche, roba da far venire voglia di mangiarti.

Ma la cosa più bella sono gli occhi: ancora non si capisce di che colore, con lo stesso taglio di quelli del papà, sono mobilissimi e vivaci, bevi con lo sguardo questo mondo nuovissimo pieno di stimoli. Mi dicono che sembri più grande della tua età proprio per questo sguardo attento, io non so se sia vero perché sei la prima bimba così piccola che vedo, e nel dubbio faccio scongiuri di nascosto perché con tutti questi complimenti (quant'èbella quant'èattiva quanticapelli etc) non ti prendano all'occhio come si dice dalle nostre parti (scherzo! ma fino a un certo punto).

Due mesi fa a quest'ora eri un'esserino minuscolo (oddio, andavi comunque per i quattro chili eh!) forse ancora spaventata da questa dimensione in cui ti eri ritrovata. Piangevi spesso, dormivi pochino e quando ti giravi per istinto a cercare il seno mi facevi piangere per il dolore di non avere latte. Oggi sei grande e cominci ad affacciarti al mondo, almeno al tuo, fatto di cose morbide (e perlopiù rosa), luci e suoni che ti interessano e ti stancano, persone che ti parlano con vocine sceme (ma non io, io ti prendo sul serio, sei piccola, mica stupida! addolcisco il tono di voce ma niente baby talking, e infatti riconosci la mia voce anche quando parlo con i grandi).
Cresci così in fretta che è meglio fermarsi a fissare come sei e cosa fai ora, tra un paio di settimane già sarai molto più avanti. E quindi ecco cosa fai oggi, a 2 mesi e 17 giorni:

- osservi tutto ad occhi spalancati. Non so fin dove tu riesca a vedere, ma di sicuro quello che riesci a mettere a fuoco non sfugge alla tua analisi. All'imbrunire quando siamo per strada guardi la luce dei lampioni come se non ti capacitassi per lo stupore.Ogni tanto ti incanti alle variazioni di luce della televisione, e fin da quando avevi dieci giorni hai una passione per la luce che filtra dalle persiane, e per le righe. Tua zia Francy ha indossato la stessa camicia da notte a grosse righe bianche e verdi non so per quanto tempo, per l'onore di essere guardata da te

- hai una passione folle per la giostrina delle api. Santa e benedetta quella giostrina: basta qualche giro di carica e parte il carillon, le apine volano, e tu hai imparato a seguirle con lo sguardo. All'inizio ti sfuggivano, poi hai capito che se alzavi la testa continuavi a vederle e ora riesci a a fare un giro completo con gli occhi. La tua preferita, manco a dirlo, è a righe nere e gialle, poi viene una tutta gialla con le ali viola

- sorridi. All'inizio erano riflessi, si vedeva chiaramente, anche se era comunque bello vederti assumere quell'espressione. poi hai cominciato a sorridere a chi ti sorrideva e ora sorridi tu per prima quando vedi me o il papà (o il tuo carillon preferito, nella tua testa siamo in quattro in questa famiglia: mamma, papà, Pupetta e il carillon a forma di coccinella). Credo tu sorrida perché mi riconosci e magari sei pure contenta di vedermi. Mi sciolgo ogni volta, e non parliamo di papà: con un sorriso già l'hai in pugno a due mesi, chissà che gli farai fare a due anni.

- fai un sacco di versetti. A volte chiami,  per attirare l'attenzione. Quando giochi lanci gridolini, soprattutto alla vista della tua ape preferita, oppure fai dei gorgoglii e sostieni strane conversazioni con papà che ti fa versetti a sua volta e andate avanti così per buoni dieci minuti. A volte "parli" quando senti la mia voce. Sei deliziosa quando gorgheggi.

- ti succhi appassionatamente le dita. Hai da poco scoperto le manine, che apri e chiudi bene. A volte ti aggrappi al biberon così forte che devo far forza anch'io per bilanciare: non ti fidi di come lo tengo? preferisci fare da sola? Più spesso afferri le mie dita, i capelli, le orecchie, quello che ti capita a tiro per esercitarti. la sensazione di quei ditini piccoli e già affusolati mi intenerisce ogni volta.
Più spesso ti afferri una manina con l'altra e te le sfreghi in una posa buffa. appena ti cade il ciuccio ti ficchi alla velocità della luce le dita in bocca. Mica il pollice come gli altri bambini, no: tu ti succhi medio e anulare insieme, preferibilmente della mano sinistra, non so come fai. A volte provi a metterti in bocca tutte e due le mani, per fortuna non ci sei ancora riuscita.

- tanto ti piace farti il bagnetto quanto detesti uscirne. Ti asciugo ogni volta tra urla feroci. Credo che il problema di fondo sia che non hai capito che dall'acqua si esce bagnati e non ti piace la sensazione dell'acqua sulla pelle una volta uscita dalla vasca. Già mi immagino quando sarai in grado di camminare, ti dovrò inseguire per tutta la casa per asciugarti. In compenso lecchi l'acqua (che sa di cereali) con un certo gusto

- ti piace la musica, in particolare ti piace sentir cantare. Il mio repertorio è limitato purtroppo. In attesa di imparare canzoncine al tuo livello ti canto quello che mi viene in mente. Quando devo intrattenerti perché hai fame ed è ancora presto per la pappa ti canto, cullandoti energicamente, Samarcanda, una delle poche canzoni che conosco per intero. Per ora apprezzi e ti acquieti per seguire il ritmo, ma immagino che da grande appena ti capiterà di sentirla ti verrà fame e non saprai  perché...

-dormi. A lungo e profondamente. Ti piace proprio dormire amore! hai preso da me a quanto pare. E io, per quanto rimpianga le lunghe notti di sonno di qualche mese fa non mi posso proprio lamentare, perché mi fai riposare e mi fai addirittura venire voglia che ti svegli perché mi mancano i tuoi occhi e i tuoi versetti, dal momento dalla sera alla mattina dopo ti fai tredici-quattordici ore di sonno quasi filate (shhhht! non diciamolo troppo forte, ché ci portiamo sfortuna da sole)

Insomma ElenaPupetta, si potrebbe pensare che fai semplicemente le cose tipiche di un bimbo della tua età. Agli occhi degli altri sei solo una bella bimba di due mesi e mezzo, ma in verità sei unica e speciale e di sicuro non ce n'è un'altra come te. Parola della tua mamma, l'oggettività in persona.

sabato 10 settembre 2011

Nove ore - ode alla tettarella n.2-

Di sonno. Profondo e pulito.
Quasi ininterrotte. Giusto un giro per dare il ciuccio alle 6 e un'ipocrita domanda al marito alle 7: "Vuoi che vada io a preparare il latte?", e poi girata dall'altra parte. E il bello è che ERO SVEGLIA. Abbastanza riposata da essere lucida a sufficienza per non mettere il caffè nel biberon e il Mellin 1 nella tazzina. Alle 7:30 tutti e tre a ronfare appassionatamente fino alla mia sveglia spontanea alle 10.
Alle 10!!!
Caffè, lavatrice e alle 10:30 seconda poppata a Elena che ancora dormiva, la stella. Oggi è il primo giorno a 6 poppate (fino a ieri 7) e, soprattutto, il secondo giorno di tettarella 2m+. Da mezz'ora a dieci minuti di poppata. Bimba rapidamente soddisfatta e assonnata. Mamma felice e in grado di correre la maratona. Papà non pervenuto, ancora dorme.

PS. E speriamo di non portarci sfiga da soli con il sonno. Per me va bene anche se non dorme un solo minuto fino a stasera, ho fatto scorta stanotte!