Nell’ultimo anno e mezzo, cioè da quando sono mamma, ho
trovato l’anticoncezionale più potente del mondo: una mia compagna di liceo, F.
F ha partorito a gennaio 2011; io ho avuto Elena a giugno
2011 e, al mio ritorno dall’ospedale, ho saputo che era di nuovo incinta. La
sua seconda figlia è nata a inizio dicembre 2011: ha 10 mesi di differenza con
la sorella maggiore.
Per me, traumatizzata dal parto e frastornata dai ritmi di
una neonata, l’idea di ripetere tutto in meno di un anno era spaventosa.
Nemmeno a vent’anni ho fatto tanta attenzione alla contraccezione,
immaginandomi lei alle prese con una bambina poco più grande della mia e una
poco più piccola… e io candidata allo stesso ruolo se non fossi stata attenta.
Pochi giorni fa, ritrovo notizie di F su Facebook: indovina,
è di nuovo incinta! Il terzo figlio nascerà a gennaio 2013. Tre parti in due
anni. Tre figli in due anni, tra la prima e l’ultima 24 mesi di differenza. In
pratica è incinta da tre anni.
Probabilmente mio marito avrà pensato che se il pensiero di
F mi faceva da anticoncezionale quando lei era alla seconda gravidanza, adesso
con la notizia della terza avrei proprio chiuso i giochi.
E invece.
Invece questa notizia mi ha insinuato una sottile nostalgia
del pancione, una voglia leggera ma stabile di avere un neonato in braccio.
Sarà che mia figlia mi cresce letteralmente davanti agli occhi: da un momento
all’altro ha triplicato il suo vocabolario, corre scalza in giardino chiamando “Miao!”,
se le chiedi di prendere il libro di Renata la pecora te lo porta e aspetta che
tu glielo legga, protesta vibratamente se non ha nel piatto le tue stesse cose.
Un anno fa a quest’ora sapeva giusto sollevare la testa e ora eccola qui, una
piccola donna in crescita.
Ho cominciato a chiedermi se noi, tutti e tre, fossimo
pronti a un nuovo arrivo. La risposta razionale è no. Elena è in realtà ancora
piccola e bisognosa di cure costanti, che le do principalmente io, e ora è
anche più impegnativa di quando era appena nata, visto che allora ove la
mettevi la trovavi, e invece l’altro giorno per poco non arrivava a prendere la
caffettiera sul gas mentre io le avevo dato per un attimo le spalle. A volte la
sera sono più stanca di un anno fa, dopo una giornata passata correrle dietro, letteralmente.
Il papà sta costruendo ora un rapporto autonomo con Elena, basato sulle pernacchie sulla pancia, sulle esplorazioni alla ricerca del gatto: fino a pochissimo tempo fa era troppo piccola per potervi davvero interagire oltre la cura e il cibo.
Il papà sta costruendo ora un rapporto autonomo con Elena, basato sulle pernacchie sulla pancia, sulle esplorazioni alla ricerca del gatto: fino a pochissimo tempo fa era troppo piccola per potervi davvero interagire oltre la cura e il cibo.
Però poi penso che per lei sarebbe bello avere qualcuno con
cui crescere, senza troppa differenza d’età. Che forse dovrei cogliere l’attimo
prima di cambiare di nuovo idea. Che la gravidanza di Elena è stato il periodo
più bello della mia vita e che voglio rivivere quei nove mesi di felicità.
E’ che quando aspetti un figlio per la prima volta non sai
davvero che cosa sta per succederti: hai un desiderio di maternità che giorno
dopo giorno si evolve nella pancia, ma
dalla teoria alla pratica c’è un mare. Un mare di pannolini sporchi,
stanchezza, notti in bianco, piccoli e grandi sacrifici, piccole e grandi
gioie. Al secondo giro sei ferratissima sull’aspetto pratico (sì, lo so che
ogni figlio è sé: mia madre dice sempre che quella che le ha dato più problemi
da piccola è stata la terza figlia, quando ormai credeva di sapere tutto su come
crescere bambini), ma anche molto, forse troppo più consapevole.
E allora che fare? Come riconoscere il-momento-giusto? Ma poi,
esiste davvero, o un attimo qualsiasi diventa quello perfetto quando lo
decidiamo (o vi ci troviamo dentro a sorpresa, vedi mia madre con a terza
figlia di cui sopra)?